Riparte l’esperienza diocesana con Famiglie
Insieme. Obiettivo: sostenere la solidarietà tra gli
sposi di
Angela Napoletano
A scuola di amicizia e
solidarietà familiare si impara anche il mestiere
d’imprenditore sociale. La settima edizione del corso
organizzato dal Centro diocesano per la pastorale
familiare, in collaborazione con l’associazione Famiglie
Insieme - per formare operatori capaci di rompere
l’isolamento, interno ed esterno, che spesso grava nei
nostri quartieri - è infatti sempre più orientata alla
costituzione di cooperative pensate per fornire servizi
alla comunità (asilo nido, baby sitting, assistenza ad
anziani e malati) creando lavoro. Il programma dei
corsi, in partenza a gennaio, prevede infatti, oltre a
una serie di moduli di carattere teorico, una sequenza
di laboratori di tipo pratico messi a punto, con la
collaborazione di esperti delle Acli, per realizzare il
progetto di un’impresa sociale che, a fine corso,
potrebbe diventare realtà operativa.
Il bilancio
delle sei scorse edizioni del corso lascia ben sperare.
«Abbiamo dieci cooperative già attive e due in fase di
costituzione - spiega monsignor Gianfranco Basti,
collaboratore del Centro per la pastorale familiare del
Vicariato - ma contiamo di realizzarne presto altre
quattro». Monsignor Basti spiega anche che «attualmente
la distribuzione geografica delle cooperative sul
territorio di Roma è piuttosto squilibrata, concentrata
soprattutto nella zona Sud-Est della città, quella dei
quartieri più popolari. A Nord e a Ovest abbiamo qualche
difficoltà».
Eppure l’entusiasmo delle esperienze
andate in porto fino ad oggi dovrebbe far riflettere.
«La cooperativa annessa alla parrocchia cambia il volto
del quartiere - sottolinea monsignor Basti -, crea
alleanze tra generazioni, ovvero tra giovani animatori
familiari e pensionati che prestano la loro esperienza».
Ma non solo. La cooperativa, inoltre, assume personale
per offrire alle famiglie più svantaggiate, spesso
coppie di giovani, servizi che altrimenti non potrebbero
permettersi. Nel quartiere, poi, rappresentano un punto
di riferimento per le donne immigrate formate per
entrare come badanti nelle case dei romani. Conti alla
mano, il bilancio di tutte le attività della
cooperativa, assicura il sacerdote, «si chiude sempre in
attivo». I risultati vanno pesati anche in termini di
condivisione dei valori cristiani. «Le cooperative si
autofinanziano - continua il collaboratore dell’ufficio
per la pastorale familiare - e gli utili vengono
impiegati per aiutare le famiglie che, pur avendo
bisogno di alcuni servizi, non possono
pagare».
«Trasformare impiegati in imprenditori
era, tra l’altro, una delle sfide originarie del
progetto», conclude monsignor Basti, che per la scuola
di animazione familiare annuncia un futuro «ambizioso»:
«Le cooperative alleggeriscono di molto la gestione dei
servizi e questo piace molto agli amministratori locali
che ci hanno chiesto di intervenire sul fronte della
lungodegenza, necessità impellente. Dovremmo
"inventarci" un nuovo modello di collaborazione con Asl
e ospedali ma proveremo a rendere le famiglie capaci di
assistere in modo professionale i propri
malati».
La scuola di animazione e solidarietà
familiare comincerà l’11 gennaio. Le lezioni si terranno
ogni giovedì, dalle 20 alle 22, presso l’Istituto
salesiano Sacro Cuore (via Marsala 42). Per iscrizioni:
telefono 06 6788403; e-mail: f.insieme@tin.it;
sito internet: www.famiglieinsieme.info.
2
gennaio 2007